I ragazzi della Mola
di San Cosimato​
La Mola Vecchia di San Cosimato
primi del 900'
primi del 900'
1920'
primi del 900'
Che vuol dire mola? Quando è stata costruita e quanti anni ha la mola di San Cosimato? A chi era appartenuta e a cosa serviva?
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Queste sono solo alcune alcune delle domande che ci siamo posti la prima volta che abbiamo visto la mola e nel lungo cammino di ricerca di foto, racconti, quadri...siamo andati a cercare la persona che incarna la memoria storica del paese: Giovanni Coccia!
Alle nostre domande il signor Giovanni ha così risposto:
1) Perchè tutti la chiamano mola? cos'è?
<< Mola perchè quella struttura è un vecchio mulino, mulino che ai primi anni del 700' era già attivo >>.
2) Un mulino e si ricorda qual era il sistema di funzionamento?
<< Vi erano due ruote: una fissa e l'altra che gli girava sopra con un grande foro nel mezzo dove vi era il pilone che la faceva girare così da macinare il grano>>. (sistema orizzontalmente su asse verticale)
3) Era un luogo molto trafficato?
<< E come se lo era, veniva gente da tutta la Valle, perchè uno dei mulini più grandi. La maggior parte delle persone veniva a lavorare indossando tra l'altro dei cappelli davvero buffi, chi a lavare i panni, chi a portare le bestie a bere e chi, come me che ero ragazzo, godeva della cascata e delle fresche e pulite acque dell'Aniene, all'epoca ricche di "ammari" (gamberi di fiume), che di tanto in tanto pescavamo e ci mangiavamo pure! >>.
4) Una cascata...parla della diga?
<< No, parlo della cascata naturale che c'era prima della diga...una cascata bellissima, che però ha il triste ricordo di un giovane che cadde e morì...>>.
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E' stato emozionante vedere gli occhi di Giovanni nel ricordare quei tempi e nello stesso tempo avere questo augurio sulla mola: << Speriamo che riusciate a recuperarla, purtroppo ora la ricordano solo come di un rudere, ma all'epoca, ci dava da mangiare e da divertirci con la pesca >>.
La restauratrice Maria Scalisi in merito a dei mulini rinvenuti nel comune di Ucria (ME) afferma: « Possiamo domandarci, quindi, cosa vediamo dietro un rudere ad acqua, sperduto e perso in uno dei tanti piccoli corsi d’acqua del territorio.
Certamente un lungo cammino, durato quasi mille anni, senza cambiamenti radicali nella tecnologia produttiva, ma soprattutto in quell’intralcio di rapporti umani e materiali che legava il barone, il signore latifondista, o il ricco proprietario da un lato, e dall’altro quel grande pullulare di vite costituite da villani, borghesi, notai, etc. In una parola, tutta la società attiva dell’epoca.
Nell’arco dei secoli passati, i fiumi, i torrenti e i piccoli corsi d’acqua, non hanno dato ricchezza alle genti solo tramite l’acqua per l’irrigazione: l’acqua stessa era diventata forza motrice per far funzionare i primi rudimentali insediamenti industriali, quelli dei mulini; una struttura industriale primaria che era stata al centro della vita quotidiana della nostra comunità. »
La Mola di San Cosimato era e deve rappresentare tutt’oggi questo, il simbolo di storie raccontate durante il quotidiano dei nostri avi, mentre macinavano il grano, mentre portavano il bestiame ad abbeverarsi o a lavare i vestiti dell’indomani, una comunità attiva non soltanto in piazza ma anche al di fuori delle mura del paese.
Cosa c'entra questo con la Mola di San Cosimato?
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Serve a ricordarci che siamo solo agli inizi e le domande cui rispondere sono ancora molte...per questo bisogna cercare, documentarsi, domandare...come possiamo apprezzare il nostro presente e migliorare il nostro futuro se non sappiamo cosa c'è stato prima? Quelle sotto riportate sono delle foto attuali degli interni del mulino di San Cosimato, ma voi non avete curiosità e desiderio di inserire queste foto nel loro puzzle e di vederlo completo?
Dalle foto riportate in archivio, sappiamo che durante gli anni del 700' la Mola di San Cosimato, sfruttava l'energia data da una cascata naturale che si originava alle sue spalle. Nel 1912 circa, questa cascata fu soppiantata dalla costruzione dell'attuale diga e quindi da una cascata artificiale. La costruzione della diga, stando alle fonti, ha cambiato notevolmente l'assetto paesaggistico degli argini del fiume Aniene.